Siamo a Padova, molto vicini a Prato della Valle ma abbastanza lontani da sembrare in un piccolo paesino del Veneto, circondati dal verde e dai suoi silenzi. Una casa a tre piani con tutto il fascino di un giardino di erbe aromatiche e di grandi aloe, libere di crescere spontanee attorno ad un pino imponente, che si staglia al centro del prato come una colonna marmorea.
Francesco ci offre un caffè e cominciamo così la nostra mattina insieme.
Strumenti auto-costruiti, tom, piatti, campane tibetane, canne di bamboo: tutto quello che può trasmettere un suono attraverso la percussione è qui. La sala prove è accogliente, luminosa e curata. Capiamo subito che è questa “casa sua”.
Francesco si siede e comincia a tamburellare le sue dita: è il suo primo approccio agli strumenti, delicati come carezze per sedurli ed ottenere quel suono di cui è alla ricerca. Da qui in poi è un crescendo di sonorità, un climax in divenire. Ogni battito rincorre l’altro, ispirato dal precedente. Pura improvvisazione, come è nel suo stile.
È una bella giornata e ci facciamo una breve pausa sigaretta/telefonate nel suo giardino. Decido di seguirlo alla luce del sole, per chiacchierare e fare qualche foto spontanea. Ed è proprio la spontaneità quello che contraddistingue Francesco, dai modi gentili e sempre rispettosi.
Si avvicina alle sue piante e comincia a raccogliere dei rametti. Un aroma alla volta, va a comporre un piccolo bouquet di profumi verdi e me lo porge per regalarmelo. Erba Luigia, elicriso, lavanda e salvia. “Uso l’erba Luigia in auto, spesso prendo qualche rametto e lo appendo per il suo profumo” ci racconta.
Rientrati in sala, tutti gli strumenti vengono mescolati, su ogni tom e rullante si posano piatti di ogni tipo e un Mokugyo (un tipo di tamburo orientale in legno). Le bacchette si trasformano diventando lunghe e metalliche: un recupero di metri riadattati da lui.
Non possiamo che essere trascinati da questa mescolanza di vibrazioni e contatti differenti, dal metallo al legno, dal legno alla pelle, e dalla pelle al metallo.
Una sessione che può prolungarsi all’infinito perché capace di dilatare lo spazio ed il tempo: è la stessa dimensione sensoriale dell’ultima volta, quando Francesco ha partecipato alla performance Kimono Day nel nostro Atelier insieme al maestro calligrafo Carlo Buffa.
Non ce ne accorgiamo, ma il tempo è volato ed è ora di andare.
Ci avviamo ed appendiamo il nostro rametto di erba Luigia in auto, come consigliato. E siamo già circondati dal suo profumo.
– Eleonora
Una risposta a “Incontro con Francesco Cigana, percussionista e BLUNMER”
I commenti sono chiusi.